
Gli inclassificabili – Band a confronto: Morphine, Soul Coughing, Eels
Dopo l’esplosione del grunge, il rock statunitense negli anni ’90 si è evoluto verso forme diversificate e indipendenti fra di loro. Uno dei trend fu l’abbandono della musica dance in favore di una musica astratta e intellettuale dove le canzoni non erano più solo melodia e ritmo ma venivano stravolte e deformate attraverso una ricomposizione/riassemblaggio di diversi stili musicali. Emerse quindi una serie di gruppi eccentrici e inclassificabili.
I più grandi furono probabilmente i Morphine di Mark Sandman. Sia la strumentazione (un trio basso-batteria-sax) che la musica scarna e metafisica capace di assorbireblues, jazz, boogie e lounge music senza assomigliare a nessuno di questi generi ne fanno un caso unico nella storia del rock. Sandman (voce, basso) forma nel 1990 i Morphine con Jerome Deupree (batteria) e Dana Colley (sax). Fin dal 1° album Good (1992) la loro musica minimale è basata sull’interscambio fra basso (a 2 corde) e sax e su progressioni irregolari e mobili dominate da un atmosfera drammatica. I primi classici (la title-track, Claire, Have A Lucky Day, The Only One, The Other Side) sembrano affondare tutte in una forma di ballata pastosa e notturna. Nel 2° LP Cure For Pain (1993; con Billy Conway alla batteria) lo stile evolve in melodie più energiche (Buena, Thursday, Candy) e swinganti (I’m Free Now, All Wrong, Sheila). Il sax di Colley è qui protagonista mentre Sandman si occupa di mantenere le atmosfere cupe: il breve accenno di Miles Davis’ Funeral suggella un album fluido ed elegante. Yes (1995) è ancora più immediato recuperando l’unità melodica dei brani e concependo l’album come un revival di stili degli anni ’50, dove il lavoro di sax e basso creano una serie esplosiva di arrangiamenti: persino riduttivo cercare i brani migliori (per me Scratch, Radar, Whisper, la title-track, All Your Ways, Sharks), meglio ricordare quelli più famosi (Honey White, Super Sex). Like Swimming (1997; French Fries, Early To Bed) è invece un album stanco che risente forse dell’appannamento creativo di Sandman. Sandman muore sul palco durante un concerto in Italia nel 1999. Il gruppo aveva appena terminato di registrare The Night (2000) che rimane il loro lavoro più introspettivo e desolato (la title-track, Rope On Fire, Slow Numbers, Souvenir).
Decisamente meno noti sono i Soul Coughing, il cui sound è un mix straniante di jazz , ritmica funky e campionamenti hip hop (Mark Degliantoni, già con John Zorn) che supportano il rap filosofico di Mike Doughty (voce). Nell’album d’esordio Ruby Vroom (1994) i numeri migliori sono i swing teatrali di Casiotone Nation e Bus To Beelzebub, i sampling deviati di Screenwriter’s Blues, le percussività “afro” di Is Chicago e Mr Bitterness. Nel 2° LP Irresistible Bliss (1995), il gruppo abbandona le eccentricità affidandosi a brani più duri (Super Bon Bon, Collapse) o più demenziali (Disseminated, White Girl) o più tribali (Sleepless, The Idiot Kings) ma senza la verve del 1° LP. Il 3° El Oso (1998) recupera la sperimentazione elettronica (Houston, Pensacola, The Incumbent) e l’aggressività ritmica (Rolling, $300, St Louise Is Listening) del 1° LP, aggiungendovi generosi dosi di rap melodico (Circles). Nei Soul Coughing all’equilibrio fra classico e avanguardia corrisponde l’equilibrio tecnico fra Doughty, Degliantoni e il batterista Duval Yabay.
La palma dell’originalità va agli Eels di Mark Oliver Everett (alias E; voce, chitarra, tastiere) che propongono un lo-fi amatoriale con arrangiamenti strumentali che danno ai brani un respiro classico. Beautiful Freak (1996) è diviso così fra rap (Susan’s House) e ballate tenere (la title-track, Spunky, Manchild), struggenti (Flower, Your Lucky Day In Hell) o malinconiche (Novocaine For The Soul, Rags To Rags) ma sempre cantate con tono imperturbabile e cullate da un sound angelico. Una serie di tragedie personali nel 1998 (muoiono madre, sorella e un paio di amici) offre ad E il destro per fare di Elektro-Shock Blues, un concept che si muove fra melodie incantate (Elisabeth On The Bathroom Floor, Last Stop: This Town), o swinganti (My Descent Into Madness), blues sinistri (Going To Your Funeral), pop industriali (Cancer For The Cure), più le sue superlative ballate depresse (3 Speed, Climbing To The Moon, The Medication Is Wearing Off); P.S. You Rock My World col suo messaggio di speranza chiude un LP magistrale dove le canzoni allegre hanno temi tristi e viceversa. Daisies Of The Galaxy (2000) è LP più allegro ma avaro di pezzi memorabili (Flyswatter, Mr. E’s Beautiful Blues). L’adesione a formule scontate (spesso hard o hip hop) fanno di Souljacker (2001; Dog Faced Boy, Friendly Ghost, Bus Stop Boxer) e Shootenanny (2003; All In A Day’s Work, Love Of The Loveless, Numbered Days) due lavori minori. Gli Eels tornano al concept con Blinking Lights che illustra la vita di E attraverso le sue ballate declinate in varie forme: psichedelica (From Which I Want, Mother Mary, God’s Silence), beat (Going Fetal), jazz (Son Of A Bitch), easy-listening (Old Shit/New Shit, Hey Man), country (Railroad Man), hard-rock (The Other Shoe), lied da camera (Dust Of Ages, If You See Nathalie), ovviamente pop (Trouble with Dreams, Sweet Li’l Thing, Losing Streak, Things The Grandchildren Should Know), ovviamente tristi (Whatever Happened To Soy Bomb, The Stars Shine Bright In The Sky Tonight); celebrativa, epica, calligrafica l’arte di E è un monumento a sè stesso.
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